lunedì 14 aprile 2014

L'Attualità di Rousseau e l'Infame Articolo 67 della Costituzione Italiana

L'attualità del pensiero di Jean-Jacques Rousseau

L'Articolo 67 della Costituzione della Repubblica italiana recita: « Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato ».

Ho già parlato a lungo della sua storia in un precedente post. Ma cosa significa veramente?

Il mandato imperativo è legato alla nozione di sovranità popolare definita da Rousseau. La sovranità popolare si oppone alla sovranità nazionale. In un regime politico che ha scelto la sovranità nazionale, i politici rappresentano l'intera nazione (il che significa che di fatto non devono rendere conto a nessuno essendo quella della nazione una idea astratta). Invece nel caso della sovranità popolare, i politici titolari di un mandato imperativo rappresentano gli elettori che li hanno eletti e sono vincolati al mandato del programma politico da questi espresso.

La maggior parte dei regimi politici attuali conferiscono la sovranità nazionale all'eletto, e quindi rifiutano il mandato imperativo. Questo significa, se si segue la definizione di Rousseau, che la maggior parte dei regimi politici attuali non esprimono di fatto la sovranità popolare.

Basta leggere quanto scriveva nel 1762 per capire quanto avesse visto lungo il grande pensatore francese:

“[..] La sovranità non può essere rappresentata, per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: o è essa stessa, o è un’altra; non c’è via di mezzo. I deputati del popolo non sono dunque nè possono essere i suoi rappresentanti; ma solo i suoi commissari; non possono decidere niente in modo definitivo. 

Ogni legge che non sia stata ratificata dal popolo in persona è nulla; non è una legge. Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento; appena questi sono eletti, esso torna schiavo, non è più niente. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa merita di fargliela perdere.
 

L’idea dei rappresentanti è una invenzione recente: essa ci deriva dal governo feudale, da questo iniquo e assurdo modello di governo, nel quale la specie umana è degradata e il nome dell'uomo è disonorato. Nelle antiche repubbliche, e anche nelle antiche monarchie, mai il popolo ebbe rappresentanti; la parola stessa era sconosciuta [..]”.
 

 - Jean-Jacques Rousseau, "Il Contratto Sociale" (1762), Libro III, cap. XV, trad. it., Milano 2003, p. 180.

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