giovedì 17 dicembre 2015

I TAVOLI DI LAVORO PROTESTANO CONTRO L'IMPOSIZIONE DALL'ALTO DEL PROGRAMMA M5S PER ROMA 2016



I TAVOLI DI LAVORO PROTESTANO CONTRO L'IMPOSIZIONE DALL'ALTO DEL PROGRAMMA M5S PER ROMA 2016

di Emanuele Sabetta, iscritto al M5S Roma

La deriva verticistica del M5S romano sembra non fermarsi. Non solo infatti, nonostante i miei ripetuti e argomentati appelli ( vedi : link ) si è scelto di non far partecipare i cittadini alla scrittura del programma tramite la Rete come in passato - una prima chiusura che ha causato malumori tra gli oltre 10 mila iscritti romani al portale del movimento 5 stelle, ingiustamente privati del diritto di contribuire con idee e proposte a migliorare la loro città - ma per gettare benzina sul fuoco è stato in seguito annunciato un programma in 10 punti calato dall'alto, privo di ogni riferimento alle frequenti richieste dei cittadini e delle migliaia di iscritti al m5s romano.

Da tempo i cittadini romani chiedono a gran voce di azzerare e rinnovare completamente i vertici delle aziende pubbliche e partecipate dal comune, i cui dirigenti nominati dai partiti sono li da anni e proteggono con la loro posizione tutto il marcio e la corruzione che avviene in tali aziende a spese ovviamente dei cittadini e della città. Caso emblematico è il recente scandalo che ha finalmente svelato perché Roma si allagava ogni volta che pioveva più del normale. Cito dall'articolo sui giornali:

"(..) In particolare, sottolineano i carabinieri, «le dazioni di denaro erano finalizzate ad ottenere agevolazioni da parte dei funzionari sulle modalità di esecuzione dei lavori, consentendo agli imprenditori di eseguire le opere in modo difforme rispetto a quanto previsto». «Emblematico» viene definito il caso della pulizia dei chiusini stradali, che veniva effettuato su un numero inferiore rispetto a quello dichiarato nella documentazione ufficiale, oppure il caso del rifacimento del manto stradale, effettuato risparmiando sullo spessore dell’asfalto (..)"

Finalmente dopo anni li hanno arrestati. Erano 7 dipendenti pubblici corrotti che facevano montagne di soldi sulla pelle dei cittadini di Roma. Tutti al comune sapevano ma nessuno li licenziava, come mai? Chi li proteggeva? I dirigenti messi li dal PD ovviamente. 
Di questi casi di corruzione ce ne sono migliaia, ma non usciranno MAI fuori perché i dirigenti delle partecipate messi li dai partiti coprono tutto, sanno ma non dicono niente. La soluzione è una sola: questi vanno rimossi tutti dai loro incarichi di dirigenti delle municipalizzate e tali incarichi debbono essere affidati a persone oneste. Questo è infatti ciò che conta in una azienda: chi comanda nella gerarchia. E una persona onesta al posto di comando potrà finalmente scoprire chi non fa il proprio lavoro correttamente e dare direttive affinché vengano presi provvedimenti disciplinari o vengano rimossi dai loro incarichi. 
Pensiamo davvero che gli attuali dirigenti della municipalizzata che si occupa dei lavori di pulizia e manutenzione delle strade non sapessero che Roma si allagava ad ogni pioggerella perché gli scarichi ai lati delle strade non venivano puliti? E che non avrebbero potuto rimuovere quei 7 corrotti? Lo sapevano benissimo, e potevano rimuoverli, ma non lo hanno fatto, perché collusi. Il pesce puzza dalla testa. E quei pesci sono incollati su quelle poltrone delle municipalizzate da anni, imposti dai partiti per proteggere tutto il malaffare e i giri di soldi che ne derivano.
E gli attivisti romani del M5S hanno più volte protestato con il sindaco uscente affinché intervenisse. E' infatti nei poteri del sindaco cambiare i dirigenti delle partecipate, lo ha spiegato benissimo il consigliere del M5S Frongia a SkyTG24. Ma Marino non lo ha voluto fare per non pestare i piedi al suo partito. 
Per questo ci si sarebbe aspettati, dopo tante discussioni in merito, che nel programma 5 stelle al primo punto vi fosse AZZERARE I DIRIGENTI DELLE AZIENDE PUBBLICHE E PARTECIPATE e metterci persone oneste scelte per CONCORSO PUBBLICO TRASPARENTE.

Invece i 10 punti annunciati in questo deludono, e mostrano invece un M5S senza una volontà di reale cambiamento (vedi: http://commentandolestelle.blogspot.it/2015/12/il-m5s-romano-annuncia-i-punti-del.html  ). Ma la cosa più grave è che non è realmente il M5S romano, cioè la base, a non evocare nel programma tale cambiamento, ma solo una minoranza di pochi attivisti che hanno deciso di gestire il M5S romano come fosse cosa loro.

Si pensava che tale minoranza responsabile di aver deciso i 10 punti fosse almeno costituita dal centinaio di iperattivi dei vari municipi che si riuniscono nei tavoli di lavoro per la scrittura del programma da diversi mesi ormai.
Invece si scopre che persino i partecipanti ai tavoli di lavoro sono stati tagliati fuori dalla decisione, e che il loro lavoro è stato completamente ignorato dai vertici, che hanno deciso i 10 punti senza neanche consultarli.

Si sono allora sollevate le proteste di chi ha partecipato ai tavoli di lavoro, infuriati per aver visto tutto il loro lavoro cancellato con un colpo di spugna ed un annuncio calato dall'alto.
Marco Stermieri, membro del Tavolo di Lavoro per il Programma del Municipio XI, lamentandosi nel gruppo Facebook Intermunicipale ha parlato addirittura di "Tela di Penelope" in relazione al loro lavoro che viene regolarmente disfatto dall'alto. Cito testualmente:

Marco Stermieri :  "[mancano] organizzazione e comunicazione....e se magari passa anche un minimo di informazione non guasterebbe, credo che per chi ha lavorato ad un qualsiasi tavolo redagendo le schede e vedendosele stralciare sarebbe stato quantomeno umano dopo giorni e giorni di ricerche e lavoro essere messi a conoscenza della strategia adottata non per polemica ma perche c'è sembrato lavorare proprio alla  ...la tela di penelope "

A calmare gli animi ha provato Gemma Guerrini, Coordinatrice del Tavolo di lavoro area Cultura del M5S Roma, figura di rinomata moderazione e saggezza del movimento romano. Ciononostante anche lei non ha potuto fare a meno di ammettere di trovare incredibile quanto sta accadendo, e che seppure ritenga che in futuro i vertici del M5S romano riprenderanno in considerazione le proposte dei tavoli di lavoro, la sua è comunque solo una speranza, in quanto tali vertici non rispondono neanche ai loro messaggi. Cito testualmente dal suo intervento:

Gemma Guerrini : "Mi sono decisa a scrivere questo post proprio perché vedo serpeggiare un'inquietudine a cui bisogna fare argine, almeno con quelle poche notizie in più che abbiamo a disposizione. L'ultima riunione del Tavolo Cultura è stata tutta dedicata al comunicato che era uscito la mattina. E posso dire che anche secondo noi il problema è quello che dici tu: penuria di comunicazione, organizzazione e informazione. Ma mi sento di escludere che il lavoro degli attivisti che hanno partecipato ai tavoli possa venire annullato. È assurdo che noi non sappiamo come si procederà, ma proprio perché ci rendiamo conto che da una parte ci sono attivisti in gamba (ovunque) e dall'altra che c'è un problema organizzativo, cerchiamo di avere i nervi saldi e di dare tempo al tempo. (..)
Abbiamo cominciato a lavorare al programma a novembre 2014, quando ancora nessuno ci pensava, in riunioni sempre pubblicizzate al massimo delle possibilità del Tavolo. Gli attivisti del Tavolo pretendono rispetto per il loro lavoro ma nessuno ha mai pensato che potesse essere definitivo o considerato concluso. (..)
Può darsi che altri abbiano notizie che io non ho e che io sia stata tenuta all'oscuro di qualcosa o di tante cose. Ma alla luce di quanto mi è noto come referente per i punti programmatici del Tavolo Cultura, a me sembra che si sia alzato un ingiustificato polverone. Che i tavoli tematici abbiano lavorato sui punti programmatici inerenti all'argomento di loro competenza, è noto e stranoto a chiunque se ne sia voluto occupare ed abbia voluto partecipare. Ai coordinatori dei tavoli è stato chiesto di terminare il lavoro entro una certa data e di consegnare i materiali agli ex-portavoce capitolini, e questo hanno fatto tutti quelli che avevano qualcosa da presentare. (..)
Per facilitare l'incontro dei gruppi di lavoro con i gruppi municipali, sembrava utile un incontro collettivo e si era proposto di farlo il 13 dicembre, ma è stato annullato senza ulteriori spiegazioni. Subito dopo, però, è stato pubblicato il comunicato con i 10 punti programmatici. (..)
Se sia stata fatta o meno un'assemblea, invece, io non lo so. So che continuavamo a chiedere agli ex-portavoce conferma dell' incontro del 13 e che ad un certo punto ci è arrivata l'email di disdetta."

Tale misteriosa riunione del 13 dicembre non fu però disdetta per tutti, ma fu invece solo trasformata da riunione pubblica a riunione a porte chiuse. Lo testimonia infatti una comunicazione di servizio postata sul Meetup del M5S Roma qualche giorno prima:

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* Postata il 26/11/15 21:02
Di: Ximena C.
Post n.: 16

Allora ragazzi. Questa e' la situazione definitiva:
- Il 13 dicembre si terrà l'assemblea,blindata, di baso profilo, non pubblicizzata da news letter che Alessandro Pirrone (grazie Ale!) gentilmente ha impostato, che verterà esclusivamente la presentazione dei programmi che hanno preparato i tdl e gm, e che coinfluiranno nel programma comunale
-a gennaio 2016 si terrà, auspicabilmente al Saint Jones, l'assemblea romana, previa raccolta proposte punti da mettere all'odg con news letter e poi inserimento dei punti più gettonati all'odg che a sua volta verrà divulgato con news letter.

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All'indomani della riunione a porte chiuse del 13 compare sul blog l'annuncio del programma del M5S in 10 punti, ( vedi : link ) mandando su tutte le furie persino gli attivisti dei tavoli di lavoro. Seppure mi era divenuto chiaro il livello di arroganza di alcuni attivisti dopo gli insulti gratuiti ricevuti per aver solo chiesto chiarimenti ( vedi: link ), non avrei mai pensato di vedere tale arroganza arrivare a mettersi al di sopra persino degli stessi tavoli di lavoro.

Quella romana è una situazione inaccettabile per chi crede negli ideali del movimento. Da attivista di lunga data non posso che fare appello a tutti i cittadini cinquestelle di Roma: il Movimento 5 Stelle siamo noi cittadini, e quello annunciato non è il programma voluto dai cittadini. E' sicuramente vero che con partiti e mafia che vogliono distruggerci, fare autocritica ci potrebbe scoprire i fianchi. Ma se non facciamo autocritica, se non dimostriamo che il,movimento 5 stelle è DIVERSO, e quando qualcuno prende decisioni sbagliate o che contraddicono i suoi valori originali questo viene segnalato e corretto dalla base, allora daremo l'immagine di noi non dissimile da quella di partiti come il PD, dove le scelte di Renzi sono state sopportate e consentite anche se andavano contro tutti i principi originali, fino a portare il PD da partito di sinistra a diventare un partito di destra. 
Questo non deve succedere nel M5S, perché il M5S ha una coscienza, e questa coscienza sono i suoi iscritti, migliaia di piccoli grilli parlanti che non hanno paura di criticare e denunciare chiunque sbagli, non importa quanto famoso o influente sia. Questo ci ha insegnato Beppe, e questo è quello che rende il M5S dotato di un sistema immunitario contro ogni deriva o degenerazione dei suoi valori democratici.

Quindi ancora una volta, rivolgo un appello a tutti gli iscritti e gli attivisti romani: fate sentire la vostra voce e chiedete che si possa scrivere per Roma 2016 un vero programma partecipato tramite la Rete. 


lunedì 14 dicembre 2015

IL M5S ROMANO ANNUNCIA I PUNTI DEL PROGRAMMA PER ROMA 2016




IL M5S ROMANO ANNUNCIA I PUNTI DEL PROGRAMMA PER ROMA 2016.
MA LA PARTECIPAZIONE E' STATA SACRIFICATA.

di Emanuele Sabetta, iscritto al M5S Roma

Ieri 13 Dicembre si è svolta la riunione a porte chiuse degli attivisti del M5S Romano per decidere il programma politico del M5S per Roma 2016. 

Il risultato è stato pubblicato oggi sul blog del movimento, e devo dire che non sembra aver risposto in alcun modo alle istanze da me presentate nelle settimane passate (vedi: http://commentandolestelle.blogspot.it/2015/11/il-m5s-romano-decide-di-non-far.html ).

Infatti i punti di intervento del programma sono stati fissati a 10 e definiti dall'alto, non dalla base tramite voto in Rete. I punti sono i seguenti:

"1. La casa è un diritto
2. Libertà di spostarsi: mobilità e manutenzione strade
3. Emergenza rifiuti e cura della città
4. Sentirsi sicuri
5. Il turismo è crescita
6. Nessuno deve rimanere indietro: politiche per le fasce più deboli
7. Ambiente: verde pubblico e spiagge
8. Architettura urbana: dalle periferie al centro storico
9. Arte ed eventi culturali
10. Trasparenza e stop agli sprechi"

Ad ognuno di questi punti verranno associate delle proposte, ma anche queste proposte non saranno decise dalla base tramite la Rete. Infatti la sola cosa che verrà decisa in modo partecipato sarà l'ordine temporale in cui i 10 punti verranno affrontati dagli eletti del M5S una volta insediati al campidoglio. Anzi neanche tutti, ma solo i primi 3 punti.

Nelle 3 fasi in calendario per la scrittura del programma descritte nel post, ovvero 1) Fare Informazione 2) Partecipare e 3) Condividere, la consultazione online della base viene citata solamente nella fase 2. Cito:

"2) Partecipare
Una consultazione online dove queste macro-aree saranno messe al voto: gli iscritti romani potranno selezionare i temi che meritano maggiore attenzione in questo momento, quelli che vorrebbero fossero affrontati immediatamente dalla futura Giunta.
I primi 3 punti che emergeranno da questa consultazione on line saranno i primi 3 temi che il 5 Stelle affronterà su Roma durante la prossima consiliatura e su cui da subito inizieremo a costruire atti politici: mozioni, delibere e ordinanze."

In altre parole la partecipazione online della base degli iscritti romani si limiterà a decidere l'ordine dei punti del programma (e neanche tutto, solo dei primi 3 punti), mentre tutto il resto verrà imposto dall'alto dagli attivisti. 

Non ho dubbi sulla onestà e buona volontà di tali attivisti, sia chiaro. Osservo solo che senza la partecipazione della base tramite la Rete alla scrittura del programma il M5S rinuncia di fatto ai suoi valori di democrazia diretta, e torna ad essere un partito vecchio stile, dove il centinaio di attivisti che stavano più tempo nella sezione di quartiere del partito ottenevano il privilegio di avere più influenza delle decine di migliaia di altri cittadini lasciati fuori. E che senza la Rete a votare in modo trasparente, meccanismo che garantiva la proverbiale onestà del M5S, ora anche persone meno oneste potranno iscriversi al movimento e lavorare per i propri interessi, certi che senza lo scrutinio della rete non potranno essere fermati come in passato.

La rivoluzione democratica della Rete che finalmente aveva dato voce a tutti, e che costituisce e continua a costituire la vera innovazione del M5S, viene dal M5S romano dimenticata e messa in soffitta per ritornare ai consolidati metodi della vecchia politica. 

Nonostante i miei ripetuti appelli nessuna risposta è stata fornita dai vertici del movimento romano riguardo le motivazioni di tale infelice decisione. 

Da attivista di lunga data mi posso solo dichiarare profondamente preoccupato per una simile involuzione, una enorme regressione rispetto ad esempio alla scrittura partecipata del programma cinquestelle via Rete realizzato con successo durante le scorse regionali del Lazio. 

Temo fortemente che ci si stia avviando verso quel processo di autodistruzione per inerzia dei suoi membri che, come visto in partiti come il PD, porta i movimenti politici ad allontanarsi sempre di più dai loro valori originali sino a trasformarsi in cose che del movimento politico originale non hanno più nulla.

Link all'annuncio del M5S Roma:

mercoledì 25 novembre 2015

Il M5S romano decide di non far partecipare i cittadini alla scrittura del programma cinquestelle per Roma 2016



"SIAMO TUTTI CINQUESTELLE, MA ALCUNI SONO PIÙ CINQUESTELLE DI ALTRI"

di Emanuele Sabetta, iscritto al M5S Roma

Da attivista romano di vecchia data ho appreso con sorpresa e disappunto che il M5S di Roma non scriverà il programma politico a 5 stelle per le prossime elezioni della capitale utilizzando la rete. Lo ha annunciato Francesca DeVito, dicendo che il programma lo scriveranno gli attivisti in una riunione intorno ad un tavolo alla vecchia maniera. 

Ho immediatamente scritto a Francesca chiedendogli di organizzare almeno una piattaforma online in cui i cittadini possano proporre emendamenti e votare le proposte che inserirete nel programma, come fatto in passato con successo da Davide Barillari per il programma del M5S del Lazio.

La risposta di Francesca DeVito è stata da far cascare le braccia. Ve la riporto integralmente:

Francesca DeVito: "Emanuele Sabetta nessuno pensa che non sia importante la partecipazione....però io non credo che sia sufficiente solo un attivismo da tastiera...perchè se fosse così semplice molti di noi ti assicuro che sarebbero meno stanchi....talvolta un programma si deve anche riuscire a modulare incontrandosi e scazzandosi occhi negli occhi...talvolta la condivisione deve essere fatta anche in assemblee dove nessuno vieta la partecipazione...così come nessuno vieta di andare ad eventi, banchetti e riunioni....però davanti a questo impegno cresce l'assenteismo ma se si parla di programmi c'è chi si sente offeso...io credo che il MoVimento non abbia MAI chiuso nessuna porta davanti a nessuno....però a volte bisogna fare più fatica che non stando seduti davanti a un PC...."

Questa la mia risposta:

Emanuele Sabetta: "Francesca ma che dici? Attivismo da tastiera? Ma cosa c'entra l'attivismo? Qui non stiamo parlando di fare picchetti, di distribuire volantini ai banchetti, di pulire parchi o di piantare alberi. Certo che l'attivismo richiede di alzarsi dalla sedia. Ma qui si parla della democrazia online, fondamento su cui nasce il M5S, e che si è sempre fatta in rete connettendosi sin da quando tramite il blog di grillo si scrisse insieme il primo programma partecipato del M5S. E' la pietra angolare del movimento 5 stelle, la rivoluzione che ha permesso a tutti di fare politica invece di relegarla a pochi dirigenti di partito seduti intorno ad un tavolo. Ma sai di che partito fai parte? Sei cosciente di cosa distingue il M5S dagli altri partiti? Perché dire che il M5S possa fare a meno della partecipazione tramite la rete dei cittadini alla scrittura del programma e che "non si fa stando seduti davanti al PC" equivale a dire che del M5S non hai capito ne lo spirito ne l'idea. 
Se non credi a me credi almeno a Casaleggio, che lo ha detto mille volte. Ad esempio nell'intervista pubblicata di recente sul quotidiano La Stampa (cito):

«Nel M5S non esistono né Garibaldi, né Mazzini, né tantomeno un Cavour. Il leader del M5S è il M5S stesso, non sono importanti i nomi, ma i programmi e la partecipazione. Non è una partita di tennis o di calcio in cui si vince o si perde. Come cantava Gaber Libertà è partecipazione. Il nostro obiettivo è la partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica, la democrazia diretta senza leader. E questo è possibile grazie alla rete. Penso alla Rete come a un’intelligenza collettiva. Oggi sono iscritte al Movimento 5 Stelle circa 130mila persone, in continua crescita. Rousseau, il sistema operativo digitale per la gestione del movimento è in ritardo, lo so, ma in arrivo. I cittadini devono scegliere priorità e metodi di intervento dell'agenda politica. Non possono essere calati dall’alto dal politico di turno. Se potessi darei agli italiani la consapevolezza di essere cittadini e di decidere in prima persona della loro vita senza delegare ad altri». 

E' la partecipazione finalmente aperta a tutti tramite la rete che ha consentito la rinascita della democrazia e il successo del M5S. Da cosa credi derivi l'onestà del M5S? Perché il M5S è più onesto degli altri? Perché come dice Grillo sulla rete non puoi dire balle perché tutti possono intervenire e sputtanarti subito. L'intelligenza collettiva consente uno scrutinio continuo di tutti i cittadini all'attività del movimento, che corregge gli errori, aggiunge elementi mancanti e interviene continuamente per criticare ed evidenziare le priorità. Questo cervello collettivo che è la rete è come un sistema di controllo permanente che impedisce ai disonesti di raccontare balle o di far passare proposte errate o che nascondono interessi privati. Per questo i disonesti non entrano nel M5S: non riuscirebbero a fare nulla perché la rete glielo impedirebbe puntualmente. Questa è la rivoluzione che ha portato Grillo e tu vorresti cancellarla rimettendo di nuovo la politica in una stanza con poche persone invece di farla tramite la rete? Mi dispiace ma questa cosa è per me, attivista fin dal primo giorno che aprì il primo meetup di Grillo a Roma, inaccettabile. Proprio tu che hai un ruolo così importante di coordinatrice del M5S romano non puoi avere una idea così distorta o addirittura invertita dei principi del M5S. Di questo dovrò scrivere a Beppe e ai parlamentari, e sono certo che interverranno per tornare a garantire alle migliaia di cittadini romani iscritti al M5S la partecipazione diretta alla scrittura del programma per la capitale. Programma che più di altri ha bisogno delle informazioni e del contributo di tutti i cittadini romani, dal vigile urbano e dal professore della sapienza, fino al negoziante e al disoccupato. Roma può essere salvata solo da un programma politico scritto da chi conosce i problemi che la affliggono personalmente, e che ha l'esperienza diretta per poter proporre soluzioni che funzionano davvero e non siano invece buchi nell'acqua. Pensare che proprio qui si adotti una metodologia in contrasto con i principi del movimento, che invece di aprire a tutti i cittadini rifiuti l'uso della rete e ritorni ai vecchi metodi di partito delle riunioni di sezione intorno ad un tavolo, significa non solo causare un danno al movimento ma a tutta la città di Roma che ha bisogno di tirare fuori finalmente le necessità e i bisogni troppo a lungo ignorati e frustrati dall'indifferenza della politica."

A seguito di quanto sopra Francesca DeVito ha risposto picche, confermando sostanzialmente che non cambieranno la loro decisione e che non apriranno un sito per far partecipare i cittadini. Riporto testualmente: 

Francesca DeVito: "Se mai dovessimo discutere con Grillo e Casaleggio sono sicura che sarebbe più propenso all'evento del 13 dicembre che alla apertura di un Parlamento Elettronico...detto questo...se non ce l'avevi con me non capisco perchè infangare il mio nome in un commento deprimente...ma io ho le spalle grosse e simili insinuazioni non mi colpiscono neppure un pò. Se vuoi avrai un posto il 13 dicembre..."

Naturalmente le ho risposto che non voglio nessun posto al tavolo del potere. Non sono interessato a quello e non smetterò di difendere i principi del movimento in cambio di poltrone.

Ma c'é di peggio. Contemporaneamente Alessandro Pirrone (l'organizzatore dell'evento in cui si terrà il tavolo per scrivere il programma, persona mai incontrata prima) invece di rispondere civilmente al mio appello, ha addirittura iniziato ad INSULTARMI gratuitamente. Riporto lo scambio avvenuto su Facebook:

Alessandro Pirrone: "Scienziato, una cosa sono i cittadini e un'altra cosa è il M5S. Se non lo capisci affari tuoi. Continua a fare i programmi informatici per Nyo e M5S, i cittadini si sono rotti le palle di stare a sentire le cazzate tue. Quando Grillo e Casaleggio metteranno a disposizione una piattaforma su cui lavorare, useremo quella. Per il momento, fuma e divertiti."

Emanuele Sabetta: "Alessandro guarda che io non ce l'ho ne con te ne con la DeVito. Io sono solo sconvolto dal vedere i principi del M5S venire dimenticati così in fretta (o addirittura mai capiti dalle nuove reclute come voi), con la conseguenza drammatica di tornare ai metodi della vecchia politica. Tornare alle riunioni di sezione del PC, dove si votava per alzata di mano in poche persone e che ha prodotto la politica corrotta e oligarchica che vediamo ora in macerie, è un suicidio politico. Io come tutti gli attivisti di vecchia data che sanno cosa è il M5S e qual'è la sua vera forza, mi opporrò sempre quando vedrò che, per ignoranza o malafede, si regredisca e per inerzia si tornino ad adottare i vecchi metodi. E' mio dovere farlo, ma anche di qualsiasi attivista che ha capito lo spirito di Grillo, ovvero quello della autocritica aperta e costante. Ora sai che avete sbagliato, hai capito i principi del m5s quali sono, e quindi non dubito che ti farai protagonista della istituzione di una assemblea permanente online aperta a tutti i cittadini (tutti i cittadini possono diventare membri del m5s, è gratis. Basta che si iscrivano sul sito del movimento e inviino lo scan dei documenti) finalizzata a scrivere il programma. Poi se si usa Parelon o Airesis o Liquid Feedback, o quello che ti pare, non è questo il punto. Non è che sto facendo questo appello per imporre Parelon, non mi interessa (sono fuori Roma tra l'altro per lavoro per i prossimi 3 mesi, quindi comunque non me ne potrei occupare io). Lo sto dicendo da attivista del M5S responsabile, che come Grillo deve essere coscienza critica e intervenire quando vede il gruppo sbagliare. Sono certo che avete capito e che non ci sarà più bisogno di ricordarvelo."

Alessandro Pirrone: "Nuove reclute a chi? Sei una pippa sconosciuta al popolo, uno strumento inutile da gettare nel cesso proprio da quel M5S che tanto pensi di conoscere!! Scendi per strada e vieni a litigare negli uffici, confrontati tra gli uomini e tra le donne. Te lo diamo noi il PC ... Inutile parlatore di scemenze supportato da altrettante anime che non riescono neanche a farsi vedere ed ascoltare in pubblica piazza. Ho perso pure troppo tempo con te, sconosciuto al mondo intero."

Al di là del contenuto della risposta (il M5S e i cittadini sono due cose diverse?? Pirrone evidentemente non sa che il movimento è nato avendo come slogan proprio la frase di Grillo "Il M5S sono i cittadini") non è davvero scusabile il tono della risposta. Io ho sollevato una questione che come attivista di vecchia data era mio dovere porre. Vi sembra corretto essere insultato (ad personam poi, neanche nel merito e motivando in qualche modo il perché non si vuole far scrivere il programma alla rete) per il solo fatto di aver ricordato i valori originali del movimento ed aver evidenziato che quello che stanno facendo è un tradimento degli stessi? 

A seguito di questo ho aperto una discussione sul Meetup di Roma 5 stelle, ( http://www.meetup.com/it/Grilli/messages/boards/thread/49404383/0#128672759 ).
In tale discussione ho di nuovo tentato di convincere il gruppo di attivisti a cambiare idea, ma inutilmente.  Il loro dissenso continua a risultare per me INCOMPRENSIBILE. Infatti la cosa piú drammatica è la seguente:

NON UNA SOLA MOTIVAZIONE E' STATA ESPRESSA PER GIUSTIFICARE LA SCELTA DI NON APRIRE TALE SITO.

In altre parole ci si nasconde dietro insulti ad personam o dietro chiacchiere da "circolo del partito" (tipo: ma noi ci conosciamo tutti, ci vogliamo tutti bene, abbiamo già scritto un sacco intorno ad un tavolo l'altra volta, perché coinvolgere i cittadini?"), per giustificare una scelta PALESEMENTE CONTRARIA AI VALORI DEL M5S.

Un simile atteggiamento da parte di certi attivisti che tendono a liquidare le questioni di principio dietro la pratica del "FARE" e l'arroganza del "ATTIVISTA CHI?", ricordano purtroppo molto da vicino certe note figure politiche attuali che hanno portato il loro partito all'autodistruzione RINNEGANDO un poco per volta tutti i valori originali su cui era stato fondato. 

I "Matteo Renzi" sono presenti purtroppo in ogni movimento, quelli cioè che si fanno leader del "fare" al grido di "ANDARE AVANTI" dimenticando che il DOVE si sta andando è altrettanto importante perché se la direzione è sbagliata si finisce nel precipizio. È proprio per difendersi da costoro che è necessaria la democrazia online, l'unica capace attraverso decisioni collettive di tutti gli iscritti di evitare all'arroganza dei singoli di fare danni.

E' quindi saggio che gli attivisti di Roma 5 Stelle si fermino e inizino a chiedersi seriamente se ci sono motivi reali dietro la loro scelta. 
Comincerò, per fargli risparmiare tempo, con l'anticipare qui di seguito le ragioni concrete che si potrebbero addurre, seguite dalle mie risposte ad esse:

1 )  TECNICHE : Mettere su un sito web con uno strumento di democrazia online è difficile.
RISPOSTA: Falso. Basta chiedere a persone esperte che abbiamo nel movimento che lo hanno già fatto, come il portavoce per il Lazio Davide Barillari. Davide consentì ai cittadini di scrivere loro stessi tramite la Rete il programma politico del m5s per la regione Lazio durante le scorse elezioni. La cosa ebbe successo e ancora oggi gli attivisti del Lazio collaborano online quotidianamente alla scrittura dei testi di legge che Davide presenta in consiglio regionale. E' una delle persone più competenti in fatto di strumenti di democrazia diretta di tutto il movimento. Basta chiederglielo e lui potrebbe organizzarci tutto nel giro di un mese.

2 ) STRATEGICHE : Ma se scriviamo il programma online ce lo copia Marchini.
RISPOSTA: Il programma è comunque pubblico lo stesso, quindi non è possibile evitare che gli altri partiti se lo copino. Inoltre se volessero conoscerlo anche adesso che non è ancora pubblicato gli basterebbe chiedere a qualcuno che ci sta lavorando, e lo otterrebbe lo stesso. Fino a prova contraria infatti i tavoli di lavoro del M5S sono aperti e trasparenti per definizione. Tutti possono assistere, non serve la tessera di partito. 

3 ) CULTURALI : Le persone che fanno parte dei tavoli di lavoro hanno titoli e competenze tecniche superiori agli altri cittadini.
RISPOSTA: Non mi risulta sia stato imposto un simile requisito per poter far parte dei tavoli di lavoro, e non mi risulta che i partecipanti ai tavoli siano TUTTI con titoli e competenze specifiche. Ma soprattutto non è vero che le loro competenze siano superiori a quelle degli altri cittadini romani iscritti al m5s. 
 Io stesso ho incontrato e parlato con moltissime persone competenti iscritte al movimento negli ultimi mesi che da cittadini romani non vedevano l'ora di partecipare alla scrittura del programma per cambiare Roma. Persone anche di grande cultura e preparazione, professori universitari e ingegneri dell'acea, chimici industriali esperti di rifiuti, dirigenti e dipendenti del settore trasporti, tutti con soluzioni e idee per cambiare Roma in meglio, che non vedevano l'ora di poterle inserire nel programma. Vi sono tantissime persone oneste e competenti tra i cittadini che conoscono i problemi di Roma da vicino, e che hanno le idee giuste per risolverli, ma che poiché lavorano dalla mattina alla sera e non hanno la possibilità di fare attivismo o di partecipare a lunghi tavoli di discussione. La rete invece gli consentirebbe di lavorare in modo asincrono, di postare le proprie proposte e farle valutare a tutti gli altri cittadini, di intervenire per correggere gli errori delle altre, senza costrizioni temporali o geografiche, ma usando ritagli di tempo nella giornata e facendolo dall'ufficio, nella pausa pranzo o da qualunque parte si trovino usando un semplice smartphone. Rinunciare alla intelligenza collettiva e all'entusiasmo di migliaia di persone per tenersi tutto per se il privilegio di scrivere il programma è da irresponsabili. I problemi di Roma, una città che va demolita e ricostruita dalle fondamenta, sono troppo complessi perché qualcuno possa avere la presunzione di saperli risolvere meglio degli altri.

4 ) MORALI : Non tutti hanno il diritto di decidere il programma del M5S.
RISPOSTA: E chi dovrebbe essere discriminato? Le persone come mia zia, che pur disabile vota cinquestelle e partecipa assiduamente sul sito Lex? Le madri lavoratrici che non hanno tempo per venire alle riunioni perché quando escono dall'ufficio alle 6 devono passare a prendere i figli a scuola, fare la spesa e preparare la cena? Oppure gli anziani o chi non è in grado di prendere i mezzi e attraversare Roma per raggiungere il luogo d'incontro dal vivo? Chi dovremmo discriminare? Chi dovrebbe essere considerato cinquestelle di serie A e chi invece cinquestelle di serie B?
No, sul serio. Perché qui si tratta di venire meno al principio che "uno vale uno", e ci si avvia verso uno scenario orwelliano fin troppo familiare, dove il nuovo comandamento è diventato: "siamo tutti cinquestelle, ma alcuni sono più cinquestelle di altri". 

5 ) PRATICO : E' più semplice così, tanto non se ne accorge nessuno.
RISPOSTA: Falso. Le prossime elezioni su Roma saranno un massacro mai visto perché tutti sanno che il M5S è in vantaggio, e i giornali tireranno fuori tutte le loro armi per individuare i nostri errori e sbatterli in prima pagina.
E nel momento in cui si tagliano fuori migliaia di iscritti (che già ora si lamentano per essere stati esclusi) dalla scrittura del programma, e si tradisce lo spirito democratico del M5S, si crea una spaccatura nel movimento romano, e vi saranno decine di persone giustamente imbestialite che andranno a lamentarsi con i giornalisti, dando una immagine del programma del M5S come di un testo scritto da pochi privilegiati similmente a quanto il M5S critica da anni negli altri partiti. E i giornali suggeriranno al lettore che tale decisione derivi dal voler fare un programma che mira a soddisfare certi interessi privati occulti di tali privilegiati. Noi sappiamo che non è vero, ma i giornali non si faranno scrupolo di suggerirlo, non essendovi altra ragione evidente per non fare partecipare tutti alla sua scrittura.

6 ) SOCIOLOGICO : La gente non è pronta alla democrazia in rete.
RISPOSTA: E' vero che non tutti sono pronti, ma quelli che sono pronti sono comunque decine di migliaia, che infatti partecipano al sistema operativo 5 stelle e votano regolarmente. Se Grillo ha aperto Lex è perché espande la partecipazione democratica dai 100 in una stanza ai 130 mila online, un balzo di due ordini di grandezza. Ed è solo l'inizio. Più si continuerà lungo il solco tracciato da Grillo, più persone prenderanno dimestichezza con la democrazia diretta. Per questo la rivoluzione democratica passa solo dalla rete ed è INCONCEPIBILE farla senza. Chi continua a credere che la politica vera si faccia solo "in carne ed ossa" è rimasto ancorato al mondo del secolo scorso, e si dovrebbe probabilmente chiedere se non si trova nel movimento politico sbagliato.

7 ) NORMATIVO :  Grillo sul blog ha vietato uso di strumenti di democrazia online diversi da Lex.
RISPOSTA: Falso. Grillo ha solo detto che gli strumenti diversi da Lex NON SONO CERTIFICATI. E non serve che uno strumento sia certificato dal blog per poterci scrivere il programma in modo partecipato. La certificazione è richiesta solo per evitare che false piattaforme si mettano ad eleggere i candidati al posto del sito ufficiale del sistema operativo. Perché i candidati alle primarie devono essere verificati da Grillo nei requisiti ben noti di fedina pulita e non appartenenza ad altri partiti, etc. 
Ma nulla impedisce ai vari movimenti sul territorio di dotarsi di un sito web con uno strumento per la scrittura partecipata dei programmi. Lo dimostra il fatto che è stato fatto in passato in Sicilia e nel Lazio, e in quest'ultimo ha avuto tanto successo che ancora oggi Davide Barillari fa partecipare i cittadini del Lazio alla scrittura dei testi di legge che presenta in consiglio regionale. Basta chiedere a lui per sapere come fare, visto che il programma delle regionali scorse fu scritto dai cittadini tramite la Rete senza problemi.

8 ) SEMANTICO : Un tavolo aperto a tutti, con le votazioni per alzata di mano, è comunque Democrazia, anzi Democrazia diretta, no?
RISPOSTA: No. Demos significa popolo. Tutto il popolo. Non quattro gatti. Se io non utilizzo strumenti a mia disposizione per consentire a piú persone possibile di partecipare, io sto abusando del mio potere e attivamente impedendo l'esercizio della democrazia a migliaia di cittadini. L'unica scusante per non consentire a qualcuno di partecipare pur avendone diritto è l'impossibilità di farlo. Non aprire un sito per partecipare pur potendolo fare, invece, è come non aprire i seggi elettorali su tutta italia potendolo fare, e invece aprirli solo a Roma sotto il quirinale, e poi dire: "Se volete votare dovete venire qui a Roma". E' un atto di deliberata sottrazione di sovranità ai cittadini. Se lo facesse lo stato italiano alle prossime elezioni lo accettereste?

9 ) RISORSE : Ma abbiamo già il forum del Meetup, non basterebbe quello per far scrivere il programma in Rete?
RISPOSTA : No. Un meetup non è uno strumento di democrazia online. Manca di requisiti fondamentali, come ad esempio 1) binari vincolati per l'iter delle proposte, 2) possibilità di proporre emendamenti al testo, 3) possibilità di votare gli emendamenti, 4) possibilità di fissare un quorum minimo di sostenitori alle proposte, 5) possibilità di votare il testo finale di ogni proposta, etc. Senza queste funzionalità minime non si può parlare di strumento di democrazia online. Uno strumento improprio, come un forum di un meetup ad esempio, produrrebbe solo caos (Ce le vedete 400 persone che dicono la propria senza potersi mai mettere d'accordo perché non vi sono strumenti per convergere ad una soluzione condivisa?). Per questo sono stati inventati i programmi di democrazia online, che essendo progettati appositamente con degli iter sui binari non hanno problemi a gestire la collaborazione di qualsiasi numero di persone.

10 ) LAVORO SVOLTO : Se si aprisse il sito il lavoro svolto fino ad ora sarebbe stato vano.
RISPOSTA: Falso. Tutto il lavoro svolto dai tavoli verrebbe inserito online tra le proposte come tutte le altre che gli iscritti faranno, e i cittadini potranno leggerle e proporre emendamenti per perfezionarle o estenderle, ed infine votarle per includerle nel programma finale esattamente come tutte le altre. 
Anzi il lavoro svolto fino ad oggi sarebbe la base di partenza su cui la Rete potrà lavorare, usandolo come esempio e modello per eventuali nuove proposte. Nulla impedisce anzi ai tavoli di lavoro di continuare a fare proposte e postarle. La Rete espande la portata della partecipazione, non la vieta a nessuno ma anzi consente di avere un riscontro tra gli stessi cittadini del lavoro fatto nei tavoli, assicurando un maggior successo elettorale del programma.

11 ) QUALITATIVOLa politica di qualità è quella fatta discutendo di persona, in carne ed ossa, perché guardandosi negli occhi funziona meglio.
RISPOSTA: Sbagliato. La VECCHIA politica si basa sulla presenza fisica in carne ed ossa. E proprio questa è da sempre stata la sua grande vulnerabilità. Non solo per le strette di mano e la corruzione che ha favorito. Ma perché al crescere della popolazione sempre meno persone, rispetto al totale, potevano partecipare fisicamente, e questo a lungo andare ha prodotto una politica dei pochi, che cominciavano a difendersi tra loro e a distaccarsi progressivamente dagli altri cittadini rimasti "fuori", fino a divenire una casta. La presenza fisica nelle sezioni è stata per 50 anni il metodo usato dai partiti italiani, ed ha prodotto solo clientelismo, affarismo, nepotismo e strutture di potere piramidali ed autoreferenziali. Al contrario del mito che è stato costruito intorno ad esso, quello della presenza fisica è in realtà il metodo PEGGIORE di fare politica. Infatti l'obbligo di presenza fisica riduce la partecipazione democratica, favorisce chi urla o sa imporsi ai tavoli, sfavorisce gli insicuri e chi è pieno di dubbi (che come dice giustamente Bertrand Russell, spesso sono proprio i più intelligenti), costringe a tempi prefissati e contingentati, richiede figure di moderatori e arbitri della discussione che possono imporre le loro prioritá e la loro agenda, impedisce di approfondire con calma e verificare in modo indipendente le questioni che emergono, di conoscere opinioni alternative quando si hanno dubbi, taglia fuori le competenze di migliaia di persone che ne sanno di più, e di quelle che hanno esperienza diretta dei problemi, impedisce il controllo costante della Rete su errori ed elementi del programma che possono favorire interessi privati, salda relazioni di gruppo che producono alla lunga una tendenza a difendersi gli uni con gli altri, a fare muro contro le critiche esterne, a minimizzare o nascondere gli insuccessi e a mostrare solo i successi... e così gli errori vengono sempre più insabbiati, invece che messi in evidenza... i dissensi vengono messi a tacere invece che incentivati... le motivazioni delle scelte di compromesso non vengono indagate, i problemi potenziali che ne derivano tenuti segreti, e le voci di corridoio ignorate e scoraggiate. Infine, ultimo difetto ma non meno importante, la presenza fisica priva il movimento politico del feedback costante da parte dei cittadini sulla efficacia elettorale del programma, facendolo deragliare ed aprendo un gap sempre più grande tra l'agenda politica e le reali necessità dei cittadini. 
La Rete ha il potere di spazzare via tutto questo per sempre. Certo potrebbe volerci del tempo per raggiungere la massa critica. Potrebbe richiedere una educazione costante dei cittadini all'uso di strumenti di democrazia online. Ma se non si inizia mai a coinvolgere la gente e a farle sperimentare questo nuovo mondo, la rivoluzione che il M5S ha iniziato non prenderà mai il via.


In conclusione: se davvero gli attivisti del m5s romano, in particolare quelli hanno deciso a nome di tutti (con quale autorità poi?) di non presentare un programma partecipato dalla Rete, hanno delle reali ragioni oltre alle succitate, che le tirino fuori. 
Altrimenti non si può che concludere che tali motivazioni non esistono, e che si viene meno ai principi della democrazia in Rete solo per difendere le proprie posizioni, anteponendole al bene ben più importante del Movimento e dei cittadini di Roma.

FACCIO APPELLO A TUTTI GLI ATTIVISTI ROMANI FAVOREVOLI ALLA SCRITTURA PARTECIPATA DEL PROGRAMMA TRAMITE LA RETE AFFINCHÉ MANIFESTINO SUL MEETUP IL LORO DECISO DISSENSO PER QUESTA DECISIONE.



domenica 1 novembre 2015

Il Caso Marino e il Fallimento della Democrazia Rappresentativa


 

IL CASO MARINO E IL FALLIMENTO DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA 

“Forse qua non ci siamo capiti. Chi non segue le indicazioni del partito non sarà ricandidato”.
Con queste parole, che hanno causato la dimissione forzata dei consiglieri PD e la caduta del sindaco di Roma Ignazio Marino, il presidente del partito democratico Matteo Orfini ha mostrato il vero volto della democrazia rappresentativa: pura tirannia. 

Cosa serve ancora per capire che la rappresentanza politica non ha mai funzionato e non funzionerá mai? Che l'atto stesso di delegare è incompatibile con la democrazia? Quanta gente dobbiamo ancora sentir dire: "eh, ma vi sono anche persone perbene!", che non riescono a capire che il sistema rappresentativo le persone per bene le costringe comunque ad obbedire altrimenti le caccia e gli nega per sempre i fondi per le campagne elettorali? 

Sbaglia Peter Gomez, nel suo editoriale di ieri pubblicato su Il Fatto Quotidiano e intitolato "Dàgli al politico? Prima guardiamoci allo specchio", a sostenere ancora una volta la tesi che ogni popolo ha il governo che si merita, e che è colpa degli italiani collusi se lo stato è corrotto. Basta con questo sterile fatalismo da bar. Chiunque studi la natura umana sa bene che nell'uomo vi è sia la capacità di agire nel rispetto degli altri che quella di calpestarli. Sono le regole e le dinamiche proprie dell'ambiente in cui si viene a trovare di volta in volta che fanno attivare l'uno o l'altro istinto. 

Ed è proprio qui che bisogna cercare le cause di quello che sta distruggendo la nostra società. Nelle dinamiche create dal modo in cui è organizzata. Poichè purtroppo è il sistema stesso che è fallato e che, non essendo in grado di funzionare per difetti intrinseci della sua architettura, degenera spontaneamente ogni volta fino a causare e favorire corruzione a tutti i livelli. 

Questo sistema è quello verticistico e oligarchico della democrazia rappresentativa, quello in cui a governare sono i pochi invece dei molti. Troppo potere concentrato nelle mani di pochi rende questi capaci di dettare le regole e di privilegiare amici o raccomandati a proprio piacimento. E' inevitabile che tutta la società poi finisca per entrare in un orbita clientelare centrata intorno a questa oligarchia. 

Bisogna invertire le regole e le dinamiche, ritornando alla vera forma di democrazia di Solone e di Pericle, che al suo vertice aveva l'ecclesia, l'assemblea di tutti coloro che avevano la cittadinanza Ateniese, e non pochi eletti a cui si cede come oggi tutto il potere nella ingenua e vana speranza che questi poi agiscano nell'interesse di chi li ha eletti. Il potere deve essere distribuito su tutta la popolazione, e il solo modo di fare questo si chiama democrazia diretta. 

Ovvero una democrazia senza eletti e senza quegli ormai inutili intermediari che tengono le fila del sistema nelle loro mani, e dove invece il potere è direttamente nelle mani dei cittadini tutti, e dove alla oligarchia di un migliaio di parlamentari facilmente corruttibili o ricattabili si sostituisca l'assemblea permanente di tutti i cittadini aventi diritto al voto. 

Un sistema dove non si votano più le facce di pochi privilegiati a cui delegare la sovranità, ma si votano direttamente le leggi, nel merito e in base a pareri di commissioni tecniche che studino e informino i cittadini sulle conseguenze e sull'impatto che tali leggi avranno sulla nostra vita e sulla società. 

Un sistema dove non vi è un rubinetto centrale di oligarchi a cui tutti sono costretti ad abbeverarsi e raccomandarsi, producendo inesorabilmente clientelismo, nepotismo e scambi di tangenti, ma un paese dove ogni singolo individuo è una fonte di quell'acqua e questa è diffusa e divisa equamente tra tutti. 

La democrazia rappresentativa è infatti simile ad un deserto dove l'acqua viene da una sola fontana centrale presso cui tutti devono chinarsi ad elemosinare od a leccare i piedi dei suoi guardiani per averne un sorso. 

La democrazia diretta invece è come una terra fertile e rigogliosa, irrorata da mille ruscelli e sorgenti e dove l'acqua zampilla da ogni roccia, raggiungendo tutti allo stesso modo. 

Quell'acqua è la sovranità popolare che un pugno di furbi ha sottratto con l'inganno al popolo, raccogliendola nel loro giardino recintato e riservandosi il diritto di amministrarla, e con cui ora tengono in ostaggio il popolo assetato. 

E' venuto il tempo di riprendersi quell'acqua e di farla rifluire su tutta la valle liberamente, usando la rete di canali di internet che oggi lo rendono possibile, e porre fine all'oligopolio che produce solo corruzione, inefficienza e abuso di potere. 

Si cambino le regole del gioco e si passi alla democrazia diretta: e allora vedremo se sarà più possibile sostenere la tesi che la colpa sia del popolo e non del concetto politico peggiore e più truffaldino che l'uomo abbia mai inventato: quello della delega senza mandato imperativo. 

Una mostruosità paragonabile solo all'idea di consentire agli ambasciatori di dichiarare guerra o sottoscrivere trattati con altri stati di loro spontanea iniziativa, senza dover consultare ed obbedire alle decisioni del paese che rappresentano. 

Eppure questa assurdità viene spacciata per legittima quando si parla di forme di governo, e si fa finta di cercare le colpe chissà dove. Basta.


sabato 12 settembre 2015

Rousseau e La Filosofia del Movimento 5 Stelle


Rousseau e La Filosofia del Movimento 5 Stelle

Si accusa il M5S di non avere alcuna idea politica, di essere solo vuota protesta, ma non è vero. Non solo ce l'ha, ma questa è figlia di una tradizione che risale al miglior pensiero illuminista del '700. Gianroberto Casaleggio è colui che più di tutti ha dato una impronta alla visione del movimento grillino. La sintesi del pensiero di Casaleggio è in queste sue parole: “Bisogna puntare a costruire un sistema di democrazia diretta, adesso possibile grazie al ruolo della rete che determina una nuova centralità del cittadino nella società. Si tratta di una rivoluzione prima culturale e poi tecnologica. Gli eletti devono comportarsi da semplici portavoce. Il loro compito è quello di mantenere gli impegni con chi li ha votati. In caso contrario dovrebbero essere sfiduciati. Per accelerare la realizzazione di un sistema coerente con i principi della democrazia diretta, è doveroso approvare le seguenti modifiche costituzionali: introduzione del referendum propositivo senza quorum; obbligatorietà della discussione parlamentare delle leggi di iniziativa popolare; elezione diretta del candidato che deve risiedere nel luogo nel quale si presenta; abolizione del voto segreto e introduzione del vincolo di mandato." Queste parole di Casaleggio, insieme a quelle più sanguigne ma sulla stessa linea dette da Grillo, costituiscono la summa della filosofia grillina. Idee apparentemente moderne ed originali che in realtà, ad una lettura più attenta, costituiscono invece una ri-attualizzazione nell'era di internet delle idee offerte quasi tre secoli fa dal pensatore ginevrino Jean Jacques Rousseau morto nel 1778, pochi anni prima cioè dallo scoppio di quella Rivoluzione Francese non a caso spesso evocata, non senza fraintendimenti, nei comizi del comico genovese. Nella sua opera più famosa e organica, Il Contratto Sociale, Rousseau sostiene chiaramente, in netta polemica con Montesquieu, che la sovranità non può essere delegata: “(…) Trovare una forma di associazione che difenda e protegga le persone e i beni degli associati sfruttando al massimo la forza comune, associazione nella quale ogni uomo, pur unendosi a tutti gli altri, non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima”. Per ottenere questo ambizioso risultato Rousseau individua una sola strada: “(…) La cessione totale di ogni associato con tutti i suoi diritti alla comunità tutta, poiché ciascuno dona l’intero se stesso, la condizione essendo uguale per tutti, nessuno ha l’interesse di renderla più pesante per gli altri (…). Ciascuno di noi mette in comune la propria persona e ogni potere sotto la suprema direzione della volontà generale; e noi riceviamo ogni membro come parte indivisibile del tutto”. La Rete, nell’accezione rivoluzionaria proposta dal Movimento 5 Stelle, altro non è se non il veicolo indispensabile per coagulare questa nuova volontà generale che pone ogni potere al di sotto del popolo sovrano. A differenza di Hobbes, che manifesta una profonda sfiducia nell’essere umano, Rousseau ritiene che questo tipo di patto sociale lasci l’uomo libero all’interno della comunità. La volontà generale, così come concepita da Rousseau e sposata dai grillini, finisce quindi con l’identificarsi con il bene comune: “E la sovranità, in quanto esercizio pratico della volontà generale, non può mai risultare alienata perché il corpo sovrano, il quale è solo un corpo collettivo, non può essere rappresentato che da se stesso. Il potere si può trasmettere, la volontà no. Per gli stessi motivi per cui è inalienabile essa è anche indivisibile; infatti o la volontà è generale o non esiste” (Giorgio Galli, Il pensiero politico occidentale, Dalai editore, pag. 172). Ora capite perché Grillo insiste nel non voler accettare responsabilità di governo con nessun’ altra forza politica? Perché rivendica una diversità strategica e ontologica? Perché insiste nel dire che il Movimento 5 Stelle governerà solo quando avrà raggiunto il 100% dei consensi? Non si tratta di battute visionarie ed estemporanee ma di concetti che, pur apparendo stravaganti e sconnessi, rivelano una precisa visione della politica e del mondo che già in passato ha fornito gli strumenti concettuali utili per opporsi ai sistemi totalitari. Insiste Rousseau: “La sovranità non può essere rappresentata per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale e la volontà non è soggetta a rappresentanza. I deputati del popolo dunque non sono e non possono essere suoi rappresentanti; essi non sono che suoi commissari, non possono concludere niente definitivamente. Ogni legge che il popolo in persona non abbia ratificata è nulla, non è assolutamente una legge. Il popolo inglese pensa di essere libero, ma si inganna gravemente; non lo è che durante le elezioni dei membri del parlamento: appena essi sono eletti questo è schiavo, è un niente (…)". Questo ragionamento vi ricorda qualcosa? Altri elementi dell’analisi di Rousseau sono certamente presenti nella piattaforma politica proposta dai grillini: la restituzione della diaria è una aggiornamento del precetto formulato dallo stesso Rousseau che invita ad abbandonare “lusso e ricchezze”; lo slogan “uno vale uno” ricalca l’idea del raggiungimento di una uguaglianza possibile solo grazie al trionfo della “volontà generale” così come in precedenza delineata; la rinuncia al titolo di onorevole, a vantaggio del meno formale “cittadino”, è diretta conseguenza di una filosofia che impone “semplicità nei costumi”. Pure la polemica contro la stampa di regime trova i suoi prodromi nelle parole di Rousseau: “Quando il popolo delibera in base ad una corretta informazione, la volontà generale prevale e, di conseguenza, la deliberazione risulta sempre buona”. Se oggi il popolo stenta a riconoscere la verità, quindi, è perché esiste un circuito informativo che gli impedisce di coglierla [..]".
Il pensiero di Rousseau, che in parte ispirò la rivoluzione francese, fu tradito dagli stessi rivoluzionari. Il grande tradimento, che ancora oggi perdura nell'articolo 67 della nostra costituzione e in quasi tutte le costituzioni del mondo, fu compiuto e taciuto durante la rivoluzione francese. I libri di storia ufficiali evitano accuratamente di parlarne, eppure è l'evento più significativo e determinante della storia recente.
Infatti durante la prima assemblea democratica francese, con l'assemblea degli Stati Generali tenutasi il 5 maggio 1789 e la costituzione dell’Assemblea nazionale il 17 giugno del medesimo anno, fu originariamente stabilito (in accordo con il pensiero di Rousseau) il "Mandato Imperativo", cioè l'obbligo imperativo per i rappresentanti di rispettare il mandato dei cittadini che li avevano delegati. I rappresentanti inviati a Parigi da tutte le regioni e le città della Francia avevano con se dei fogli con scritte le richieste dei cittadini delle loro regioni, che gli erano stati consegnati ufficialmente dagli stessi durante la cerimonia pubblica di investitura e che si erano impegnati a rispettare. 
Ma già nella seduta del 23 giugno 1789, il re Luigi XVI, non riuscendo a corrompere i rappresentanti a causa del mandato imperativo, si rende conto di doverli liberare da tale vincolo, e per ottenere ciò offre in cambio su un piatto d'argento di cedere su due importantissime richieste del terzo stato: la libertà di stampa e il controllo delle imposte. Come avrebbe potuto il popolo dire di no di fronte a tanta generosità del loro Sovrano, in cambio di una (solo apparentemente!) piccola rinuncia come il mandato imperativo? Come racconta il costituzionalista Luigi Principato: "[...] Nella seduta del 23 giugno 1789, Luigi XVI accoglie alcune rivendicazioni borghesi, riconoscendo la libertà individuale e di stampa e concedendo che siano gli Stati Generali a deliberare le imposte; per il resto, attua una politica autoritaria, non accogliendo le richieste di voto per teste, pretendendo l’annullamento delle deliberazioni sino ad allora assunte dall’Assemblea e contestando quest’ultima nella sostanza, imponendo che gli ordini si riuniscano e deliberino separatamente. Nella medesima ordinanza, il Sovrano dichiara "la nullità dei mandati imperativi", proprio al fine di evitare che i rappresentanti impediscano il regolare funzionamento dell’assemblea, eccependo le limitazioni dei rispettivi incarichi. “Nemesi della storia”, com’è stato acutamente osservato da eminenti costituzionalisti come il professor Gaetano Azzariti (vedi: G. Azzariti, "Cittadini, partiti e gruppi parlamentari: esiste ancora il divieto di mandato imperativo?"). L’assenza del vincolo di mandato, nell’esperienza rivoluzionaria che porterà alla approvazione della Costituzione monarchica del 1791, diviene immagine di una sorta di sovranità assembleare, più che popolare. Ciò proprio perché, nella prima fase della rivoluzione, la monarchia è ben lungi dall’essere osteggiata: l’assolutismo di Luigi XVI cade sotto la scure delle rivendicazioni del Terzo Stato, ma la Costituzione del 1791 recepirà comunque un’ambigua forma di governo duale, caratterizzata dall’Assemblea e dal Re, entrambi promanazione della Nazione. 
Siffatta sovranità assembleare sembrerebbe apparentemente neutrale per il profilo sostanziale: il Re pretende di sfruttarla per mantenere e consolidare i privilegi dell’Ancien Regime ed il sistema monarchico, mentre i rappresentanti riuniti nella sala della Pallacorda la invocano quale strumento di affermazione dei nuovi ideali del nascente astro borghese. La formazione dell’Assemblea Nazionale può essere considerata, alla luce dei successivi sviluppi, il primo passo dell’espressione di un potere costituente che nel celebre giuramento si dichiara lapidariamente: i rappresentanti non siedono più, nell’assemblea, per rappresentare gli specifici interessi di questa o quella parte del popolo. Il compromesso ne ha distorto il ruolo e la funzione, esaltandone la funzione rappresentativa e svilendone l’originario rapporto con i rappresentati."
Tale vergognosa disposizione fu poi tristemente confermata dall’articolo 52 della Costituzione dell’anno III della rivoluzione (22 agosto 1795), che aggiunse per l’appunto il divieto di mandato imperativo a quella analoga approvata dall’Assemblea nazionale con legge 22 dicembre 1789 in cui, in reazione allo spirito particolaristico delle precedenti assemblee, si affermava: “I rappresentanti nominati all’Assemblea nazionale dai dipartimenti non potranno essere considerati come i rappresentanti d’un dipartimento particolare, ma come i rappresentanti della totalità dei dipartimenti, cioè della nazione intera” (art. 8); “pertanto (...) i rappresentanti all’Assemblea nazionale non potranno mai essere revocati, e la loro destituzione non potrà essere che la conseguenza di una condanna” (art. 11).
La trappola era servita. La Rivoluzione Francese era divenuta da una rivoluzione del popolo ad una rivoluzione della sola casta borghese di eletti, che si sarebbe trasformata in quella casta di politicanti dediti ai propri interessi che a tuttoggi governa le democrazie rappresentative nel mondo. Mentre al popolo, come al solito, la rivoluzione non portò nulla, tranne l'illusione di contare qualcosa grazie al periodico e futile teatrino delle elezioni. Il M5S cavalcando l'innovazione portata da internet, che ha messo per la prima volta gli uomini in condizione di essere permanentemente connessi tra loro e di poter decidere insieme il proprio destino autonomamente, senza dover sottostare al giogo di una qualche casta, intende semplicemente portare a termine quella rivoluzione politica che era stata lasciata a metà.